Archivi del mese: ottobre 2010

Swamped!

Sono caduto a piedi pari in un profondo pozzo di pantano, sono affondato in una palude fredda e vischiosa che paralizza tutte le mie capacità più alte e mi costringe ad un lento trascinarmi meccanico, incapace di riprendermi dal suo abbraccio immobile. Sorpreso dal finire del viaggio, completamente svuotato dal sentirmi mancare la strada sotto i piedi… O è stata la strada stessa, lo slancio senza rete degli ultimi mesi, a favorire il capitombolo?

Sono caduto a piedi pari in una palude e adesso devo inventare alla svelta una strategia per sfuggirle. Sprofondato fino ai ginocchi nel fango, avvolto nel morbida presa dello scontato e dell’usuale; temo che qualsiasi movimento sbagliato possa sprofondarmi sempre più nella mota vorace. Cosa sto facendo? Scenari di abitudine circondano la mia mente come cerchi d’acqua stagnante, che stringono e limitano e cercano di negare tutto quello che mi dava forza e coraggio.

Il lento presente, sovrimpresso al passato recente, sembra avere la meglio; tanto che è legittimo domandarsi: è stata tutta un’illusione? Ho sognato o è successo veramente? Mi sto cercando delle scuse (come al solito) o la situazione è grama come sembra (o peggio)? E soprattutto: dovrei abbandonarmi o resistere a questa voglia sottile di distruzione che sale sale sale, all’ira fumosa che offusca ogni lucidità di pensiero, che nega ogni equilibrio, che mi riporta inevitabilmente indietro nel tempo e nello spazio? Non peggiorerà la situazione cercare di trattenere quello che cerca di uscire? Non è sempre stato quello il mio problema più grande?

Le mie mani sono immobili e il mio cuore gelato. Paziente, un ghigno demente stampato sulle labbra il Supermercato aspetta, ogni giorno più invitante, in fondo all’imbuto.