Archivi del mese: agosto 2010

Walking in the Garden of Good and Evil

Questo è il post che doveva rimediare i danni fatti dal mio cervello stufato. Mentre lo scrivevo è andato tutto a ramengo, quindi ve lo presento incompleto. Come sempre confido nella vostra pazienza. Continua a leggere

Man-shaped hole

C’è un buco nella mia vita, è buio e profondo e il suo orlo è tanto freddo da bruciare, più freddo dell’inverno del Vermont, più freddo del Polo Nord. C’è un buco nella mia vita che ha la tua forma, Giulio, e per quante lacrime, alcool o sesso io provi a versarci dentro, non si riempie.

C’è un buco che fa a pugni con la mia mente, c’è una parte di me che si sforza di capirlo, c’è una parte di me che non ne vuole sapere. “NON È VERO!!!!” dice “avete troppi affari in sospeso, hai troppe storie da fargli disegnare, hai troppe cose da dirgli, gite da fare, non avete mai viaggiato insieme, non ha mai conosciuto Courtney, non ha mai conosciuto Kattia!!!” Certe cose non succedono, non POSSONO succedere. Non a noi comunque…

Ti guardo e penso: quanto, ma quanto ci somigliamo. Quante difficoltà, quante domande inutili, quanti problemi creati su misura da una mente troppo complicata. Ho sempre ammirato (e, lo ammetto, un po’ invidiato) la facilità e l’abilità con cui disegni; avrei voluto essere altrettanto bravo, riuscire a liberarmi di questa mente cosciente nel momento in cui impugnavo una matita. La conversazione non è il nostro forte, indubbiamente, ma questo non ci ha impedito di costruire un rapporto. Mi piaceva giocare al “Maestro Zen Stronzo”, far finta di essere acido, fare il superiore; hai sempre saputo che era un gioco, all’inizio ti lasciava perplesso, ma poi (ammettilo) ci hai preso gusto! E diciamoci la verità: sei almeno quattro passi avanti a me, a vent’anni avevi già riconosciuto i tuoi problemi e stavi lavorando per risolverli. Almeno dieci anni prima di me, stavi diventando una persona migliore.

E adesso mi dicono che il mare ti ha portato via? Mentre io sto dall’altra parte del mondo? Questo non è possibile, non è vero, non può succedere. Non a noi, almeno. Non quando abbiamo tante cose da fare, costruire, discutere, creare. Non adesso, tra cent’anni forse, ma non adesso. Come posso continuare ad ascoltare i Chieftains, bere birra e whiskey, leggere Pazienza o contemplare l’opera del Maestro Charles Monroe Schultz, se tu non ci sei più?

C’è un buco nella mia vita, ha la forma di un amico che (mi dicono) non posso più incontrare da sveglio. È freddo, questo buco, e incredibilmente buio, se lo guardi attentamente riesci a vedere le stelle…

Steamed Brain

Non so cosa mi stia succedendo e non sono sicuro che dare la colpa al clima subtropicale della Georgia sia del tutto onesto. Fatto sta che quando ieri mi sono messo al computer per raccontarvi questa settimana a Savannah, nonostante l’abbondanza di argomenti, non sono riuscito a mettere insieme quattro frasi coerenti. Allora mi sono detto: forse mi sto sforzando troppo, forse mi dovrei lasciare andare e vedere cosa salta fuori. Quello che è saltato fuori è oltre la vergogna, ma ho pensato che potesse interessare a chi si occupa di disagio mentale e malattie degenerative del sistema nervoso. Un minimo di senso del decoro mi impedisce di metterlo direttamente in prima pagina… Appena avrò recuperato un briciolo delle mie facoltà mentali, provvederò a pubblicare qualcosa di decente Continua a leggere

Headin’ South


La strada è un serpente interminabile, la coda sta in mezzo alle montagne e la testa è immersa nelle paludi. Il levriero corre instancabile sulla sua schiena, inseguendone le spire e noi corriamo con lui, verso Sud. Noi siamo tutti i colori scuri dell’America sudata, più qualche viaggiatore convinto che la strada sia più interessante del cielo.

Le città passano come fantasmi davanti ai finestrini, impressioni che non hanno niente a che vedere con la realtà, visioni da sogno che corrono e spariscono, divorate dalla strada. Montpellier sembra il tipo di posto dove mi piacerebbe passare qualche giorno, edifici antichi e vetrine invitanti: fornai, libri usati, giocattoli di legno. Boston passa e va, nonostante l’ora di attesa alla stazione l’ho già dimenticata.

Manhattan è un incubo di neon e cemento che da lontano rivela tutta la sua gloria, un vascello fantasma intravisto nella foschia dell’alba. Il New Jersey è un cielo grigio, venato di più grigio e bianco sporco, campi e zone industriali, per un momento mi sembra di essere tornato in Padania; il Maryland è saturo di umidità, pioggia che gocciola lenta e un caldo che ti entra nelle mutande, quanto è lontano il mio cielo selvaggio…

Poi arriviamo a Washington D.C., che è ordinata e pettinata. Una città che sa chiaramente cosa rappresenta e non si fa problemi a sbatterci in faccia i suoi simboli. Anche solo nel corso di un attraversamento casuale non si può evitare di notare: la cupola del Campidoglio, l’orrido Pentagono, l’obelisco fallico in memoria del Primo Presidente.

Mentre il levriero corre verso Sud il paesaggio muta ma le facce restano le stesse, forse un po’ più scure; sfilano tutte le sfumature del marrone e lo spagnolo si sente quanto e più dell’inglese; Simone dichiara di sentirsi una minoranza etnica. Virginia, North e South Carolina, la strada non si ferma, ancora sei ore per Savannah, Georgia.

Mi sa che stavolta vinco il premio Enrico Brizzi per la prosa pretenziosa… Scusatemi ma da quando ho scoperto di avere meno di dieci lettori ho perso ogni ritegno, speriamo sempre nel futuro!

IT’S ALIVE! (Formerly: Sitting on a beautiful tree Pt.1)

Dopo aver creato aspettativa e montato la curiosità tra i cinque lettori ufficiali di Lost in the Supermarket, eccomi a presentare il post dello scandalo. Con un computo finale intorno alle millecinquecento parole rischia di mettere a dura prova la vostra resistenza, anche se i risultati del sondaggio mi permettono di procedere a cuor leggero. Soddisfatto del risultato? Sinceramente no, si sarebbe sicuramente potuto fare di meglio, puntiamo sul futuro. A proposito di futuro: prometto post più consoni (e più concisi), cerchiamo di limitare i danni. Per chi ha il coraggio di andare avanti, ce n’è per tutti i gusti. Emozione, distrazione, una storia vecchia di migliaia di anni ma nuova di zecca; ma soprattutto: il gusto di vedermi vagare senza meta mentre provo a portare suddetta storia a destinazione, non ci riesco prima che mi esploda in faccia e rimando tutto a data da destinarsi con la scusa del post in due parti… Enjoy. Continua a leggere

We’re experiencing technical difficulties… again!

Stavolta non è l’impossibilità di utilizzare qualsiasi tipo di apparecchiatura elettronica. Stavolta è colpa mia. Il post che avrei voluto (in teoria) pubblicare due giorni fa mi è letteralmente scoppiato in faccia. In preda all’euforia sono andato a nuotare dove non si tocca e adesso mi dovrò dar da fare per non andare a fondo… Sono stato messo a tappeto da una sbrodolata di milleduecento parole (conteggio provvisorio) che più cerco di mettere in forma, più lievita; altro che lima, in questo momento mi sarebbe più utile una motosega.

In realtà… potrei approfittare di questo momento di vuoto di contenuti per soddisfare una mia curiosità. Mi piacerebbe capire in quanti persistono nel leggersi i miei vaneggiamenti, a tale scopo vi servo un insulso sondaggio dal titolo: In quanti si mangiano ‘sta zuppa? Per farmi perdonare, beccatevi questa casa!