Archivi del mese: settembre 2010

I don’t really want to leave, but I gotta go…

… e così siamo arrivati alla fine del viaggio, ancora un balzo verso Est e la strada mi riporterà dove sono partito. Quattro mesi fa avevo scritto che un viaggio, quando è viaggio davvero, non lo puoi controllare, tutt’al più puoi seguire la corrente in modo consapevole (non avevo scritto esattamente così, ma il senso era quello). Come Volevasi Dimostrare.
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Ode to the island of Manna-hata

Uno schizzo breve e conciso che siamo agli sgoccioli…

E sei sempre tu, all’inizio e alla fine, quando parto e quando arrivo. Perché sarebbe uno sgarbo imperdonabile non passarti a trovare, quando entro e quando esco.

Sei l’ingresso, la Porta Maestosa, Mostruosa, Mitica e Monolitica. Il sole fa fatica ad illuminare i tuoi marciapiedi, ma ci prova lo stesso. Sei la città delle città nell’incubo di una città che sogna di essere La Città. Forse la sei davvero…

Milioni di persone che camminano dritte per la loro strada, migliaia di macchine che devono schivarle e centinaia di tombini fumanti. Dovresti rappresentare tutto il contrario di quello che amo e desidero, eppure ti amo e sono FELICE quando posso camminare per le tue strade caotiche e puzzolenti (ma non chiedermi di fermarmi più di due/tre giorni, se mi vuoi davvero bene).

Hanno versato tutto il Mondo nelle tue gole di vetro, metallo e cemento, l’hai ingoiato e digerito (qua e là ho come l’impressione che tu l’abbia anche vomitato…), l’hai fatto tuo finché non sei rimasta che tu. Sogno di vederti come eri mille anni fa, sogno di vederti tra mille anni, tu che non ti fermi mai, che ti trasformi continuamente.

Cammino dritto per la mia strada, tra il tanfo dei tombini e il profumo di cibo ad ogni angolo, d’un tratto qualcuno mi ferma per chiedermi la strada, improvvisamente mi sento a casa…

Why AFS made a better man of me

Più si avvicina il momento della partenza, più introspettivo si fa il piccolo Marmalado. Salutati i fratelli McCutchan e le loro spose, salutato il mio compagno di viaggio e di merende, salutata la contea di Humboldt, gli ultimi giorni a Nevada City si popolano di pensieri e riflessioni. Questo significa che voi vi beccate l’ennesimo rigurgito, mentre è legittimo interrogarsi sul futuro di questo blog. Nato come esercizio di scrittura strettamente collegato al mio viaggio, potrà sopravvivere alla fine dello stesso? Il ritorno al Continente Esaurito vedrà la pubblicazione dell’ultimo post? Mi perderò di nuovo nel Supermercato? Restate sintonizzati…

In bianco e nero chi non incontro da TROPPO tempo

Questa è per voi. Perché non riesco nemmeno a provare ad immaginare cosa sarebbe stata la mia vita, se non vi avessi incontrato. Sono sicuro che sarei una persona peggiore. Tutti gli stimoli, tutte le riflessioni, tutte le strade che mi si sono aperte davanti, per il semplice fatto di avervi conosciuto… Avrei avuto una vita altrettanto ricca? Sarei davvero la stessa persona?

Diciamocela tutta, anche se non dovrei, anche se non è bello, anche se qualcuno probabilmente non capirà, anche se qualcuno se ne avrà a male. Diciamocela tutta, perché è la verità: ho sempre amato i miei americani (non solo gringos) più di tutti. Probabilmente dipende da me e dalla mia insensata passione per il vostro continente. È solo il risultato di una colonizzazione culturale o c’è qualcosa di più dietro? Non lo so, ma so che il legame che ho con voi è sempre stato speciale, e so che è sempre lì. Possiamo stare dieci anni senza vederci e sentirci, ma il discorso riprenderà esattamente dove è stato interrotto. E ancora una cosa so: se sono chi sono, se il relitto emotivo che ero quindici anni fa è diventato la zattera emotiva che sono adesso, una parte di responsabilità vi spetta di diritto. Liberi di sentirvi in colpa! Conterò i minuti fino al prossimo incontro…

Sitting on a beautiful tree Pt.2

RIASSUNTO DELLA PUNTATA PRECEDENTE: All’inizio della Civiltà umana un’Idea ci mette in testa di essere l’unica possibile. Salto in avanti di qualche migliaio di anni: siamo tutti nella m…. fino al collo (anche se facciamo l’impossibile per negarlo). Continua a leggere

Westward Ho! Side B

Seconda parte e, tanto per cambiare, non sono soddisfatto del risultato. Ho cercato di rendere la sensazione onirica di quei due giorni, ma, insomma… Continuare a girarci intorno rischia di peggiorare la situazione, quindi procediamo senza ulteriori indugi.

Sabato sera ci corichiamo nel seminterrato dei genitori di Hope, dopo aver ammirato la luna piena e le luci di Los Alamos (dove la macchina dell’Altra Idea ha realizzato una delle sue creazioni più riuscite). Non abbiamo idea di cosa Leland abbia in programma per noi, ma sappiamo che si è preso a cuore il compito di alleggerire per un po’ il nostro peso. Lo assolverà grandiosamente. Continua a leggere

Westward Ho!

I giorni trascorsi in New Mexico sono volati via, come un fulmine lubrificato, come un sogno che lascia solo un’impressione vaga e dolce. Ma forse è meglio procedere con ordine…

"Ingoierò la tua anima!"

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